Casa Jasmina, quella che chiamavamo la nostra casa del futuro, era la nostra casa del presente a Torino; una performance, uno spazio sperimentale personale fatto di libertà e amore per la tecnologia. Avevamo scelto di trovare e rompere le catene della schiavitù fatte di abitudini e oggetti fuori moda, e anche di renderci conto che le nuove catene – di tendenza, high-tech, immateriali – erano le stesse del passato, soltanto diverse. Per questo creammo dal nulla uno spazio libero, dormendo su un pavimento derelitto coperto di polvere e sporcizia, nero, con finestre sbarrate, con soltanto una bottiglia di vino e un router a farci compagnia. Navigavamo sul web e pensavamo coscientemente a ogni singolo passo compiuto, come in un film minimalista sperimentale.
Lentamente diventammo più famosi, più di quanto meritassimo, accogliendo i nostri ospiti, i loro regali e i loro onori; dagli artisti ai geek di tutto il mondo, dai bambini agli anziani, da persone famose a passanti che ci scovavano al piano superiore. Vivendo un’esperienza domestica nuova, dal pavimento al soffitto, dalla realtà aumentata ai fornelli della cucina.
Tuttavia, Casa Jasmina aveva sempre avuto un piano d’uscita, e questa era la sua caratteristica più lungimirante. Casa Jasmina non è mai stato un business; non ci interessava fare un business plan, non avevamo bisogno di guadagnare dalla nostra casa. Spesso eravamo sopraffatti dal suo potenziale, dalle numerose idee geniali e dai mini progetti utopici che non avevamo il tempo di esplorare; eppure abbiamo imparato moltissimo, ci siamo trasformati grazie al nostro stesso progetto. Casa Jasmina ha cambiato le nostre convinzioni, e oggi viviamo la vita domestica in modo molto diverso; siamo entrambi più coraggiosi e concreti, e anche più moderni, perché non ci ricordiamo più come funzionavano le cose una volta. Comprendiamo meglio gli effetti delle tradizioni locali sulle tendenze globali; abbiamo capito che le piattaforme Big Tech sono sistemi di sorveglianza e controllo; ci sentiamo in sintonia con designer, creativi, artisti e ingegneri, riusciamo a capirli quando creano oggetti utili, belli, o efficienti come strumenti e sistemi. Non saremo mai più “consumatori”, perché siamo diventati partecipanti storici, nella nostra casa colorata e sperimentale, con la sua esistenza volutamente breve, dove abbiamo visto il passato e desiderato ardentemente il futuro.
(Jasmina Tešanović)