Sembra ovvio ma non è scontato: l’artigianato ha moltissimo a che fare con la cultura, sia a livello immateriale che materiale e pare evidente che, in particolar modo in Italia, l’artigianato artistico sia inscindibile da un’idea di cultura non solo come l’abbiamo oggi, ma come è sempre stata, nei secoli, in questo paese.
L’attitudine adattiva e reattiva alle modifiche dell’ecosistema economico e sociale, sono innegabili caratteristiche del tessuto produttivo italiano. Questo si rifà alla millenaria cultura artigiana che innerva ogni settore del nostro paese.
Anche i più grandi artisti, e più recentemente i designer, erano in primo luogo artigiani, poi pittori, scultori, architetti, stilisti e molta della Storia recente e antica, dell’identità e della cultura popolare pare abbia fondamento nelle storie di generazioni di artigiani.
L’aspetto relazionale per l’artigianato è centrale e delicato proprio perché, il saper fare, si trasmette fondamentalmente di persona in persona. E’ un bene immateriale e molto labile che si basa sulla sapienza del singolo e che contemporaneamente è però la punta di un iceberg di conoscenze, ereditate da moltissime generazioni di artigiani precedenti.
Ecco perché lo spazio fisico e umano dei laboratori artigiani rappresenta un unicum inimitabile, un contesto in cui spesso tra maestro e apprendisti si instaura un legame inscindibile, come in una sorta di rito iniziatico. Sono luoghi ricchi di umanità e di cultura, affascinanti da scoprire non solo per l’aspetto manifatturiero, ma anche per quello relazionale, in cui crescere non solo come creativi ma soprattutto come persone.
(Eleonora Odorizzi e Andrea Miserocchi)