Immaginiamo una città in cui tutto ciò che serve quotidianamente stia a pochi minuti a piedi da dove si abita. Ma non solo. Una città in cui a questa prossimità funzionale ne corrisponda una relazionale, grazie a cui le persone abbiano più opportunità di incontrarsi, sostenersi a vicenda, avere cura reciproca e dell’ambiente, collaborare per raggiungere assieme degli obiettivi. In definitiva, una città costruita a partire dalla vita dei cittadini e da un’idea di prossimità abitabile in cui essi possano trovare ciò che serve per vivere, e per farlo assieme ad altri.
Immaginato tutto ciò, il tema di fondo con cui confrontarsi è dunque questo: possiamo costruire la città contemporanea a partire da quest’idea di prossimità? La risposta è che sì, si può farlo. Le innovazioni sociali degli scorsi 20 anni ci indicano infatti da dove cominciare. Ma non solo. Molte città nel mondo, hanno preso degli impegni e stanno facendo dei passi in questa stessa direzione proponendo delle concrete anticipazioni di ciò che questa città delle prossimità potrebbe essere: una città in cui innovazione sociale, cura, beni comuni, comunità di luogo e piattaforme digitali abilitanti diventano le parole-chiave di una nuova e diffusa progettualità sociale.
Ezio Manzini. Estratto da Abitare la prossimità (Egea 2021)