Durante i miei studi ho riflettuto spesso sul modo di pensare degli italiani. Oggi colgo questa opportunità per domandarmi invece, che cosa mi rende svizzera?
Ecco cosa ne pensano i miei amici:
-“ io l’ho capito dalla cioccolata che portavi”
-“la tua precisione e puntualità, sicuramente affidabile”
-“ti piacciono le patate (hehe oddio. scusami per questa. però è very nordic)”
Iniziamo subito con gli stereotipi… Non fraintendetemi: gli stereotipi sono utili, ci aiutano a fare una prima suddivisione in categorie del nostro caotico mondo. E tuttavia, rivelano molto di chi siamo… I miei amici, quando parlano dell’essere svizzeri, parlano anche dell’Italia:
-“hai una professione e un ruolo prestigioso e sei donna”
-“mi sembra che tu abbia una coppia paritaria”
-“ho capito che sei svizzera quando ci hai detto che tu e tuo marito avete deciso di prendere entrambi il part time per poter badare equamente alle vostre figlie. È un tratto distintivo più che altro perché è una cosa che in Italia difficilmente i datori di lavoro concederebbero.”
La mia semplice domanda ci ha portati a discutere di un argomento molto importante, il ruolo delle donne nella società… Ma come forse saprete, anche in Svizzera le donne protestano per la parità dei diritti! E dunque, l’uguaglianza di genere è qualcosa di realmente svizzero? Non ne sono così sicura.
Queste conversazioni mostrano cosa avviene quando si pensa al “diverso”, allo “straniero”: finiamo per riflettere la nostra visione del mondo, il nostro ruolo nella società. Essere svizzera e studiare nella “bell’Italia” ha messo in discussione molti dei miei giudizi e delle mie convinzioni e generato numerose riflessioni sul mio stesso modo di pensare.
Penso di essere passata dal “candore alpino” (come ha detto qualcuno) a qualcosa di più… fluido? Di conseguenza, quasi tutti i miei amici concordano nel pensare che “non sono la tipica svizzera”.
Cara Svizzera: è una crisi d’identità, quella che entrambe stiamo vivendo?
(Karin Fink)