Russia

La Russia è più una condizione mentale che un insieme di tradizioni visibili, nel mio modo di sentire.

Ed esistono alcune parole che dicono molto di questo Paese o di quest’angolo di mondo.

Innanzitutto, è la sensazione di qualcosa di estremo.

Estremo come il clima, dai +40 gradi centigradi in estate ai -60 gradi in inverno, che si riflette in parte nel modo di intendere la vita in questa nazione.

Estremo nelle decisioni: o tutto, o niente.

Basti ricordare le storie delle persone pronte a trascorrere la loro intera esistenza in una sorta di roulette russa in compagnia degli amici, per poi rimanere senza niente.

Persone pronte a raggiungere uno stato di nulla assoluto per trovare il vero senso della vita.

È la mente alla continua ricerca dei limiti possibili (anche quando non è necessario). All’interno di questi limiti e fluttuazioni, le persone iniziano a percepire il tempo come una sostanza viva e i cambiamenti radicali diventano realizzabili in ogni momento senza dover guardare indietro. 

È la mente priva di tutto, o svuotata, che consente a queste persone di accettare nel loro paese altre culture e tradizioni nazionali, altri stili, in una condizione di curiosità perenne verso tutto ciò che proviene dall’estero.

È la sensazione costante di provare nuovi punti di vista, capacità e stili, alla ricerca di qualcosa di più grande.

È l’interesse instancabile di un bambino che cerca di trarre esperienza da qualsiasi cosa.

E lo scopo di questo processo non è necessariamente ottenere un risultato. Per questo, molto spesso il processo stesso è lasciato a metà, quando l’interesse svanisce.

Per me, la Russia è simile a un libro dal finale aperto.

(Alexandra Yashan)