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I legami che ci uniscono dipendono dalla cura in cui li coltiviamo.
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Dobbiamo riallacciare le nostre relazioni con altri esseri umani, funghi, batteri, piante, animali, minerali, sostanze… È un invito a intendere il mondo come un intreccio di vite, che coinvolge tutti gli esseri.
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Eppure, non ci è concesso arrenderci. Dobbiamo trovare alternative all’avere sempre di più, sempre più velocemente. Dobbiamo distaccarci dall’idea di crescita come imperativo.
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L’Antropocene si distingue per le enormi sfide sociali e ambientali. È un concetto travolgente che potrebbe farci sentire disperati e pieni di Weltschmerz.
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Il termine Antropocene attribuisce agli esseri umani la responsabilità della Terra. Perché il nostro modo di intendere il mondo contribuisce a crearlo.
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L’Antropocene è un invito a pensare diversamente. In modo circolare, non lineare.
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Come dimostra la scienza, l’umanità, e specialmente le società occidentali più ricche, condizionano i sistemi naturali più intensamente che mai e provocano instabilità nel nostro pianeta.
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Abbiamo bisogno di arte, scienza e di tutto il sapere tangibile e intangibile per creare modi di vivere circolari. Ognuno di noi possiede delle abilità, e dunque tutti possono dare il loro contributo.
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Dobbiamo vivere il quotidiano con un atteggiamento di ribellione, ripensare il nostro modo di spostarci, mangiare e costruire le nostre case.
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Dobbiamo ricostruire e rigenerare, darci da fare e sperimentare, tornare alle origini e riconfigurare. Dobbiamo avere fiducia nei nostri sensi e nei nostri valori.
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Il modo in cui viviamo le nostre vite nel quotidiano muove il mondo.
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(Karin Fink)