Bricoleur

Di strumenti, abbiamo pieni i cassetti. Di protocolli, la quotidianità. Di diagrammi di flusso, visual management, un florilegio. Non sempre ne trapela il senso.

Forse si può prendere esempio dal bricoleur di Lévi-Strauss (Il pensiero selvaggio). «Diversamente dall’ingegnere, che costruisce una macchina progettandone in anticipo ogni dettaglio e realizzando ad hoc ogni sua specifica componente, il bricoleur adopera ciò che si trova volta per volta sotto mano: prende vecchi pezzi e rottami e li rifunzionalizza, adattando costantemente il progetto alle caratteristiche dei materiali a disposizione».

D’altra parte, «l’ingegnere tende sempre ad aprirsi un varco e a situarsi «al di là», mentre il bricoleur, per amore o per forza, resta «al di qua», il che equivale a dire, in altri termini, che il primo opera mediante concetti, il secondo mediante segni». Il bricolage di Lévi-Strauss è un approccio che parte da un’attribuzione di senso, prima che da un protocollo. Presuppone che gran parte dell’impegno di chi progetta sia da dedicare alla formalizzazione di una domanda di senso (non un bisogno!), una domanda al di qua, dal di dentro.

Certo non deve aver senso solo per me, ma devo essere dentro al mondo per cui progetto. Una volta scoperta la domanda più rilevante, si apre la cassetta degli attrezzi e si passa alla soluzione.

Problem framing: 99%. Problem solving: 1%.