Il futuro non esiste. Non esiste un futuro singolare, predeterminato e inevitabile. Esso non è ancora accaduto e pertanto, per sua natura, non può che essere un concetto da declinare al plurale. Esistono quindi i futuri. Questa pluralità però non è di fatto tale, poiché troppo spesso ci vengono descritti scenari limitati caratterizzati da robot ruba-lavoro, intelligenza artificiale onnipotente, crisi climatiche di dimensioni apocalittiche o stati ridotti al fallimento da ondate incontrollabili di migranti. Ma a chi appartengono questi futuri? Siamo veramente condannati ad accettare le previsioni che ci vengono imposte o possiamo trovare un modo diverso di reimmaginare il cambiamento climatico, il mercato del lavoro o le migrazioni?
Il Design Fiction sfida queste immagini del futuro e ha il compito di creare alternative chiedendosi “cosa accadrebbe se…?”. Esso costruisce scenari futuri sperimentali – sotto forma di oggetti, artefatti o eventi – per coinvolgere, mediare o provocare le persone al fine di stimolare un dibattito e ampliare gli orizzonti di ciò che è possibile. Lo fa materializzando speculazioni e dando tangibilità alle idee. Riportare questi futuri al presente, ci consente di dare un senso ai futuri modi di vivere, prima di averli raggiunti davvero.
Il Design Fiction sfida anche il ruolo del designer. In un processo partecipativo di Design Fiction, il designer assume infatti diversi ruoli: è un ricercatore riguardo al tema che sta investigando, un intervistatore di esperti e scienziati, uno stratega concettuale, un product designer, un interaction e service designer, un facilitatore del dibattito pubblico e dell’immaginazione. Il designer torna quindi a fare letteralmente il suo vero lavoro: progettare (pro-iettare, gettare avanti). Ogni designer proietta ogni giorno le sue idee nello spazio e nel tempo, in spazi e tempi possibili e plausibili, ipotetici e sconosciuti. Applicare il Design Fiction oggi significa quindi sforzarsi di essere responsabili nei confronti di una società futura auspicabilmente più equa e sostenibile di quella di oggi.
(PUSH: Salvatore Di Dio, Mauro Filippi, Hanna Raspe e Domenico Schillaci)