Incrementale (crescita)

A me piacciono molto i progetti che prendono poca energia ma che si protraggono nel tempo. Progetti che durano settimane, mesi, poi anni. Quei progetti che vivono di routine ripetute: il tipo che per anni tutte le sere scrive il diario prima di andare a dormire, il collega che tutti i giorni scrive una pagina del suo libro e in un anno ha messo assieme un malloppo di 365 pagine. Una piccola azione ogni giorno che al passare del tempo diventa una costruzione colossale.

Il postino Ferdinand Cheval. Tutti giorni mentre fa il suo giro a piedi raccoglie qualche sasso che colpisce la sua attenzione e lo porta a casa. Poi, poco per volta inizia a costruire il suo “Palazzo Ideale”. Trentatre anni di lavoro e arriva a conclusione. Altri otto anni per costruire la sua cappella funeraria. Ora, il suo capolavoro è un “monumento nazionale” e sta lì a ricordarci che con metodo e pazienza tutto è possibile. On Kawara, celeberrimo artista giapponese che per anni tutte le mattine manda una cartolina al suo gallerista: “Today I woke up at…” (“Oggi mi sono svegliato alle …”. Cose così.

Oppure, ancora più in là, il romanzo di George Perec, “La vita, istruzioni per l’uso”. Tra la varie storie si racconta la vita di questo miliardario che dedica dieci anni a diventare un provetto acquarellista. Una volta imparato ogni possibile trucco del mestiere parte allora per un viaggio attorno al mondo che dura vent’anni. Ogni quindici giorni produce una vista di paesaggio a grande formato che viene spedita a un artigiano che la trasforma in un intricato puzzle da 1000 pezzi. Esauriti i vent’anni in giro per il mondo torna a casa dove, ogni quindici giorni, risolve uno dei 520 puzzle generati in vent’anni di attività. Una volta che il puzzle è risolto viene lavato (a far tornare la carta bianca) e poi viene distrutto.

Anche questo, un progetto che lavora sull’idea del piccolo incremento, giorno dopo giorno. Con in più questa meraviglia della circolarità del tutto (alla fine del percorso, non rimane nulla).

Il progetto che si basa sulle relazioni vive di questo ingrediente. È come per il giardino, che va bagnato tutti i giorni. Non è che se un giorno uno si scorda allora il giorno dopo raddoppia l’acqua. Ecco, il giardino (e la sua cura) è la metafora migliore. Il progetto che si basa sulle relazioni vive di un’attenzione quotidiana, che lavora su una dinamica incrementale. Se non c’è questo ingrediente tutto diventa difficile, quasi impossibile.

(Stefano Mirti)