Pop

Siamo abituati a un mondo in cui i filtri tra nicchia e mainstream erano espliciti: se qualcosa diventava famoso e popolare era perché qualcuno l’aveva deciso. Un editore, un’etichetta discografica, il direttore di un canale televisivo o semplicemente un imprenditore.

Chi ha fatto parte di una sottocultura come il Punk o l’Hip Hop tende a guardare con sospetto i fenomeni pop e commerciali, progettati a tavolino con il solo scopo di vendere.

A un certo punto è risultato evidente che il destino delle sottoculture fosse quello di estinguersi oppure di essere assorbite dal mercato e diventare culture di massa: underground e mercato non sono contrapposti ma hanno bisogno uno dell’altro.

Non ci sarebbero hippy, se qualcuno non vendesse collane con il segno della pace.

Forse per questo le subculture più longeve sono quelle che hanno una forte componente imprenditoriale, come la filosofia DIY del Punk (fotocopiare fanzine per venderle, produrre demo tape per distribuirli) e l’ossessione dell’hip hop verso il cash.

Internet ha ribaltato in diversi modi il modello economico e culturale che contrapponeva i contenuti blockbuster a quelli destinati a un pubblico ristretto.

Prima di tutto il mondo social favorisce gli outsider, le community, gli estremismi: facilita l’aggregazione di persone con interessi simili, per quanto stravaganti (come quella community su Reddit in cui si ritrovano tutte le persone a cui piace spremersi un’arancia in bocca mentre fanno la doccia).

Secondo, trasforma una piccola nicchia, anche frammentata e sparpagliata nel mondo, in un micro-mercato raggiungibile e quindi potenzialmente profittevole: se sei appassionato di audiolibri politici in swahili potrai comprarli facilmente online, magari in digitale.

Terzo, ha rotto i filtri: gli editori hanno perso rilevanza per essere sostituiti dalle piattaforme tecnologiche come YouTube, Spotify o Facebook. Il prossimo Michael Jackson o Madonna non verranno selezionati da un discografico ma dall’algoritmo di YouTube o di Tik Tok, con una parvenza di democrazia (diventa famoso chi prende più like) che è, in realtà, fittizia.

La chiave del successo pop, nel 2021, è decisa da algoritmi e dall’Intelligenza Artificiale, progettati per massimizzare il tempo speso online e il profitto delle piattaforme, eventualmente anche a discapito dell’informazione genuina e della democrazia.

Il pop è diventato parametrico.

(Alessandro MIninno)