Wunderkammer

Fenomeno le cui origini sono ascrivibili, a partire dal tardo Medioevo e successiva affermazione cinquecentesca, a un’ampia area compresa tra Austria, Baviera e Renania, per volere di aristocratici collezionisti. 

Tra questi, Rodolfo II d’Asburgo è la figura più significativa e controversa, prima ancora che mecenate e collezionista, grazie a una sofisticata formazione e vastità di interessi:  leggeva poeti latini, poliglotta, studiava i testi alchemici e scientifici, coltivava saperi di astrologia e magia, amava dipingere, tessere e fare lavori d’intaglio e di orologeria. 

Alla sua corte si avvicendavano artisti, alchimisti e indovini. A Praga nel 1583, nel castello sulla collina di Hradčany, raccolse e accumulò su mensole, tavoli, armadi e forzieri, con smania enciclopedica curata e catalogata dal fisico Anselmus de Boodt.  

Manufatti creati dall’uomo (artificialia), reperti naturali (naturalia), strumenti matematici o meccanici attraverso i quali la natura è studiata e trasformata in manufatti  e infine le rappresentazioni, pitture, mappe e diagrammi, strumenti di restituzioni del sapere. Calchi di lucertole in gesso e di altre bestie in argento, corazze di tartaruga, madreperle, pupazzetti di cera, figurine di argilla egizia, finissimi specchi di vetro, e di acciaio, occhiali, coralli, scatole con piume, vasi di paglia e legno, pitture giapponesi, noci d’argento battuto e indorato, tavolieri d’ambra, e d’avorio per giocare a dadi, un teschio in ambra gialla, calici d’ambra, paesaggi di diaspro di Boemia, topazi, cristalli, mosaici, un liuto d’argento, corni di rinoceronti, porcellane, drappi, bandiere, museruole, collane, pistole, automi, piume di colibrì. 

L’affermazione di queste camere o gabinetti della curiosità e della meraviglia costituisce il modello/dispositivo spaziale per la nascita di architetture di stimolo alla conoscenza all’origine del museo moderno.

(Maurizio Cilli)